Dalla ricerca personale alla condivisione di sapere collettivo
Una delle qualità della mente intuitiva è la capacità di mantenere quella freschezza e quella ingenuità proprie dell’apprendista, di chi ancora non possiede le competenze per definirsi un esperto. Le ricerche sulla cecità da disattenzione o inattentional blindness di Simons e Chabris sono la dimostrazione di quanto sia centrale nella nostra capacità di attendere al reale la sospensione delle nostre attese sulla realtà stessa. Per fare riemergere la facoltà dell’intuizione la mente del principiante è l’attitudine fondamentale, essa ci aiuta a contrastare la frammentazione della nostra attenzione sia verso il mondo esterno sia nei confronti del milieu intérieur, del nostro mondo interiore.
Il ruolo centrale dell’attenzione
“La facoltà di riportare indietro l’attenzione ogni volta che sta vagando è la radice vera del giudizio, del carattere e della volontà, un’educazione che migliori questa facoltà sarebbe l’educazione per eccellenza. Ma è più facile definire tale ideale che dare indicazioni pratiche per realizzarlo”.
William James
Wiliam James nel suo Principles of Psychology del 1890 così descriveva la centralità dell’attenzione nelle facoltà della mente; la realtà percepita è facoltà della nostra attenzione, noi vediamo il mondo esterno non per quello che è in realtà ma per ciò che siamo. L’attenzione è ostacolata da un meccanismo legato all’evoluzione, noi notiamo con più facilità ciò che può essere una minaccia e ci abituiamo velocemente a percezioni, suoni, immagini ripetute fino a non notarle più.
La scienza oggi nel descrivere la facoltà dell’attenzione ne riconosce molteplici abilità:
- la selettività dell’attenzione, la capacità di focalizzare un elemento e ignorare gli altri
- la vigilanza, il mantenere un livello costante di attenzione nel tempo
- l’assegnazione dell’attenzione così da notare piccoli o brevi spostamenti in ciò che sperimentiamo
- la focalizzazione sull’obiettivo, o controllo cognitivo, per mantenere a fuoco un compito preciso nonostante le distrazioni
- la meta-consapevolezza, che rende capaci di tracciare la qualità della propria consapevolezza, notando quando la mente sta vagando.
Siamo tutti immersi in un medium di continua e alienante distrazione, cascate di email, fiumi di messaggi di testo, vortici di post su molteplici social media. Con l’ubiquità guadagnata dal possedere numerosi devices la mole di informazioni da cui siamo bombardati non è mai stata così pressante. Ciò che l’informazione consuma è proprio l’attenzione. E nella distrazione digitale anche le competenze umane di base come l’empatia e l’ascolto sono messe a dura prova. Osservate la postura sempre più frequente di occhio, mano e schermo per identificare l’ostacolo alla naturale propensione del contatto visivo durante l’incontro tra le persone. E’ questo solo uno degli esempi su come l’incapacità di filtrare i rumori di fondo, cioè le distrazioni, crei una crescente confusione nel definire ciò che è importante e faccia precipitare la nostra abilità di attendere a ciò che conta.
Le qualità dell’attenzione
Prestare attenzione include diverse facoltà della nostra mente, possiamo definire almeno quattro specifiche qualità su cui possiamo agire:
- indirizzare l’attenzione intenzionalmente, l’attenzione è sempre direzionata verso un oggetto ma a volte sono le abitudini che guidano questa direzione e non la nostra chiara intenzione.
- sostenere l’attenzione, ovvero la capacità di mantenere focalizzata l’attenzione per un lasso di tempo
- notare la spinta delle distrazioni, fondamentale nel nostro tempo per navigare l’attenzione in un mare tempestoso
- rilassare l’attenzione, qualità che possiamo definire più con l’essere che con il fare.
Una mente che vaga è una mente infelice